Viaggio in Oman
24/12/2022 – 01/01/2023
La scelta del periodo di Dicembre per fare un viaggio in Oman è stata sicuramente azzeccata: fa comunque sufficientemente caldo per fare il bagno, ma non ci sono i 40 gradi all’ombra che si possono riscontrare in estate, anzi devo dire che nella zona di Nizwa la sera era quasi freschino.
Itinerario di viaggio
- Giorno 1: Muscat
- Giorno 2: Wadi Shab – Raz Al Jinz Turtle Reserve
- Giorno 3: Sur – Whaiba Sands
- Giorno 4: Birkat Al Mouz - Nizwa
- Giorno 5: Jabel Shams – Al Amra
- Giorno 6: Bhala Fort - Muscat
- Giorno 7: Isole Daimaniyat
Info utili
- Abbiamo visitato solo la parte nord ovest del paese, il resto del territorio è per lo più desertico; inoltre, attualmente, sono fortemente sconsigliate le visite nella parte sud del Paese che si trova al confine con lo Yemen.
- La moneta omanita è attualmente molto forte e vale circa 2,44 volte l’€, ma sarete felici di sapere che la benzina è a circa 0,5 €/l.
- Il POS è accettato praticamente ovunque e noi ce la siamo cavata ritirando in moneta locale solo 50€ per tutta la settimana.
Oman on the road
Giorno 1: Muscat
Atterriamo a Muscat alle 7:00 di mattina; l’Oman è 3 ore avanti rispetto all’orario italiano.
Appena arrivati le cose da fare sono due:
- Una sim omanita con OmanTel al costo di 5 OMR per avere Google Maps durante i vari spostamenti e poter consultare questo diario di viaggio.
- Ritirare la macchina già prenotata dall’Italia, rigorosamente 4x4.
La nostra prima meta è la Grande Moschea Sultan Qaboos: si tratta della moschea più grande di tutto il sultanato, nonché l’unica aperta ai non islamici. L’ingresso è gratuito e agli “infedeli” è consentito dalle 8 alle 11, tutti i giorni, venerdì escluso, basta solo essere vestiti adeguatamente (NB: le donne devono indossare il velo).
A parte la magnificenza delle superfici bianche e della pulizia maniacale di ogni metro quadrato, l’unicità di questa costruzione risiede nella sala principale, dove l’opulenza dei moltissimi marmi lascia quasi storditi e dove si possono ammirare sia un enorme lampadario di cristallo Swarovski, sia il secondo tappeto più grande del mondo.
Finita la visita alla moschea, facciamo una breve seconda tappa alla fabbrica di profumo Amouage, una bandiera di questo Paese, le cui boccette possono arrivare a costare anche 350€. Molto bella da vedere e da annusare, soprattutto la zona dell’atelier.
Dopo esserci sistemati, andiamo a visitare l’imponente Souq, dove assaggiamo per la prima volta i tipici sambusa (pasta fritta ripiena di patate), che saranno nostri compagni per tutta la vacanza. Veniamo subito messi in contatto con la ricchezza (materiale) del popolo omanita mentre visitiamo il bellissimo souq dell’oro: mai visto così tanti negozi sfavillanti di gioielli tutti insieme e soprattutto così gremiti di compratori locali.
Per cena scegliamo il Bait Al Luban Omani Restaurant, locale tipico con una bellissima vetrata che si affaccia sul porto; consiglio di prenotare in anticipo altrimenti si rischia di attendere parecchio per un tavolo.
Giorno 2: Wadi Shab – Raz Al Jinz Turtle Reserve
Prima di lasciare la città, facciamo una rapida visita al quartiere più ricco di Muscat, dove si trovano il Palazzo Al Alam, residenza del Sultano, e i due musei più importanti dell’Oman: il nuovissimo National Museum e il Bait Al Zubair Museum, una casa museo ristrutturata e diventata centro culturale del Paese.
Partiamo poi in macchina alla volta del sud; durante il tragitto facciamo un paio di tappe per rinfrescarci con un bel bagno:
- Bimmah Sinkhole. Una profonda depressione nel terreno a pochi km dalla costa, con acqua dolce molto calcarea. Bellino per una veloce sosta ma, per chi ha già avuto modo di vedere i cenotes messicani, questa pozza lascerà un po’ delusi.
- Whadi Shabi. Uno dei tanti wadi in cui scorre un modesto fiume ancora non prosciugato; per risalirlo è necessario prima pagare 1 OMR a testa ai “gestori” del posto perché ti traghettino sull’altra sponda e poi cominciare un percorso a piedi di circa 1h con l’ultimo tratto percorribile solo a nuoto.
Raggiungiamo Ras Al Jinz che il sole è ormai tramontato; la località è famosa per la Turtle Reserve, istituita per preservare la deposizione delle uova di questi splendidi animali.
Alle 20:30 andiamo alla Riserva e prenotiamo il giro per vedere le tartarughe sulla spiaggia. Dato che il costo del tour è molto elevato, 8 OMR a testa, prima di far pagare i visitatori, viene mandato qualcuno in esplorazione che confermi l’effettiva presenza di qualche esemplare. Nonostante la bassa stagione abbiamo avuto fortuna e, durante il giro sulla spiaggia, ci siamo imbattuti prima in tre tartarughe appena nate che cercavano la strada verso il mare e poi, finalmente, osserviamo in silenzio un’enorme tartaruga che, dopo aver deposto e seppellito le sue uova, stava lentissimamente tornando in mare.
Il tour è stato sicuramente molto emozionante, ma forse prima di partire verso la spiaggia, avrebbero potuto farci vedere/raccontare qualcosa circa la storia della Riserva o le abitudini delle tartarughe.
Giorno 3: Sur – Whaiba Sands
La nostra meta della mattina è la città di Sur ma, prima, decidiamo di fermarci a una spiaggia chiamata Pink Beach, per fare un bagno. Seguendo le indicazioni di Google Maps, ci troviamo soli, su una spiaggia enorme, dove un’acqua azzurra e limpidissima si fonde con la sabbia tempestata di piccole conchiglie rosa. Bellissimo.
Lo scenario è simile alla tanto decantata spiaggia di Elafonissi a Creta, solo molto meno affollato. C’è sicuramente tantissimo potenziale qui.
Continuiamo, infine, verso Sur per un giretto della cittadina (deludente) e una visita alla Dhow Factory, la fabbrica delle imbarcazioni tradizionali dell’Oman. Quest’ultima è senza dubbio la cosa più interessante da vedere a Sur.
Il pomeriggio ci aspettano a Bidiyah, la porta di accesso al deserto del Whaiba Sands, il più grande dell’Oman. Saldato il conto e ricevuta la mappa con le istruzioni per raggiungere il camp nel deserto, ci facciamo aiutare a sgonfiare le gomme, per una maggior aderenza, e partiamo.
Tra le varie attività proposte c’è il surfing sulle dune con il suv, un’uscita a dorso di cammello per andare a vedere tramonto/alba sulle dune o un giro in quad. Noi, avendo pochissimi soldi contanti a disposizione (nel deserto ovviamente il POS non prende), decidiamo di optare per un breve giro in cammello, giusto per il brivido, per poi andare in solitaria a scalare le dune e goderci il tramonto.
Giorno 4: Birkat Al Mouz - Nizwa
La mattina, la sveglia è alle 6 per poter salire nuovamente sulle dune a vedere l’alba. L’aria è molto frizzantina, ma la scalata di quelle altissime colline fa comunque sudare parecchio.
Il viaggio di ritorno verso Bidiyah è assai più veloce e anche più divertente vista la confidenza acquisita con la guida su sabbia; tornati alla civiltà, ci mettiamo subito in viaggio verso Nizwa, capitale storica dell’Oman, che dista circa 2h15 di macchina.
Da qui in poi cominciano le vere meraviglie di questo Paese.
Prima di arrivare a Nizwa, facciamo una deviazione verso il paese di Birkat al Mouz, dove si trova un vecchio centro abitato, abbandonato nei primi anni 2000, in cui poter ammirare le tecniche costruttive delle abitazioni tradizionali tipiche di questa regione, fatte con paglia e fango, nonché il sistema di irrigazione a Falaj, dichiarato patrimonio UNESCO nel 2006. Anche solo il panorama dal caffè Bait AlSabah merita la visita ma, addentrarsi in quello che rimane dei vicoli e delle case di questo villaggio che si inerpica sulla montagna, è stato davvero entusiasmante.
La tappa principale in città è il Forte di Nizwa. Il costo del biglietto è abbastanza alto, 5 OMR a testa (circa 13€), ma ne vale davvero la pena. Si tratta di una costruzione militare voluta nel XVII secolo dall’Imam Sultano bin Saif Al-arabi; per visitarlo tutti ci si impiega 2/3 ore.
All’interno si trovano una moltitudine di ambienti, ciascuno con la propria funzione, oltre ovviamente alla zona circolare puramente difensiva che accomuna tutti i forti del Paese. Una visita alla Fortezza, permette anche di addentrarsi nella storia dell’Oman e di capirne l’evoluzione.
All’interno dell’imponente edificio, inoltre, è possibile visitare una mostra sull’Oman e il suo artigianato e il rigoglioso giardino irrigato da tipici falaj dove, occasionalmente, gli omaniti coinvolgono i turisti in varie attività per trasmettere preziose informazioni sulla propria cultura.
Giorno 5: Jabel Shams – Al Amra
Di prima mattina prepariamo lo zaino con crema solare e cappello e partiamo in direzione Jabel Shams, le montagne più alte dell’Oman, per visitare il cosiddetto Gran Canyon D’Arabia.
Eravamo un po’ preoccupati per il percorso sterrato che avemmo dovuto affrontare, che si è dimostrato, invece, molto facile, tanto che abbiamo visto turisti temerari avventurarcisi anche con macchine non SUV. Arriviamo al punto panoramico più famoso in tutta tranquillità e poi proseguiamo per altri 6 km per raggiungere l’inizio del sentiero chiamato Balcony Walk.
Il sentiero che imbocchiamo a piedi costeggia tutto il fianco della montagna fino ad arrivare al fondo del Canyon. Qui troviamo i resti di un piccolo villaggio fatto di case di pietra che doveva essere abitato fino a qualche decennio fa.
Tra andata e ritorno, ci abbiamo messo più di tre ore; se cominciate il percorso, non rinunciate a metà, perché il bello arriva negli ultimi 20 minuti. Per i veri appassionati di trekking consiglierei l’escursione completa di più di 5 ore, che parte da valle, accanto ai resti del villaggio di Wadi Ghul e risale tutto il Canyon.
Prima di rientrare a Nizwa, facciamo una sosta nel paese di Al Hamra, simile per storia e architettura a Birkat al Mouz. Ci rechiamo nel villaggio sull’ora del tramonto per poter vedere le mura degli edifici di fango, tingersi di uno spiazzante colore dorato. La vista è meravigliosa.
Qui, l’attrazione principale è la casa Bait Al Safah. Si tratta di un’abitazione tradizionale che un gruppo di giovani omaniti ha rilevato, ristrutturato e aperto al pubblico, mantenuto il suo impianto originario. Oltre alla visita è possibile partecipare ogni giorno a show cooking e altre attività per una full immersion nella cultura omanita.
La casa apparteneva alla famiglia del capo villaggio e, tra le tante informazioni che ci vengono date ci viene spiegato che l’abitazione omanita tradizionale cresceva insieme al nucleo familiare: più c’era bisogno di spazio, più venivano aggiunte stanze e ambienti sia in altezza che in larghezza. Questo spiega perché le piante di questi edifici siano così labirintiche.
Non posso far altro che consigliare a chiunque questa tappa perché permette veramente di entrare a contatto con i locali e le loro radici, di cui si vede che vanno molto fieri.
La nostra giornata finisce molto tristemente al ristorante più rinomato di Nizwa, l’Al Aqr Traditional Restaurant. Purtroppo devo dire che, nonostante lo chef con giacca brandizzata fosse molto gentile, il servizio è stato imbarazzante e anche i piatti tradizionali lasciano molto a desiderare. Evidentemente a Nizwa non sono avvezzi a offrire un servizio di ristorazione.
Giorno 6: Bhala Fort - Muscat
Alle 7 siamo già in piedi per assistere al tanto decantato Goat Market che si tiene ogni venerdì mattina dalle 6 alle 9. Nel caso aveste difficoltà a svegliarvi, nessun problema: il venerdì i muezzin fanno il primo canto di richiamo alla preghiera alle 5:30 e visto che le architetture tipiche omanite non hanno vetri, verrete amabilmente risvegliati dal dolce megafono dei minareti sparsi nel piccolo centro città.
Quanto arriviamo alla piazza del mercato, veniamo catapultati in un mondo completamente agli antipodi di ciò a cui siamo abituati.
Il Goat market consiste essenzialmente in una compravendita fulminea di pecore, capre e mucche che vengono fatte girare all’interno di un anello di ghiaia, tra due file di uomini che urlano le loro offerte. Non è sempre facile guardare come vengono trattati gli animali durante la compravendita, ma è stata sicuramente l’esperienza più autentica a cui ho assistito in Oman.
Prima di lasciare la città ci prendiamo del tempo per fare shopping nei diversi souq che qui sono divisi per tipologia: dolci, piante, ceramiche, prodotti femminili ecc. Nizwa è il posto dove comprare i souvenir più autentici e diversi rispetto alle cianfrusaglie che si trovano altrove e noi sicuramente conveniamo. A differenza degli altri paesi arabi dove sono stata, in Oman la contrattazione è piuttosto difficile: gli omaniti sono in generale una popolazione benestante e non sono interessati a svendere la loro merce.
La nostra ultima tappa in questa regione è il Bahla Fort, il Forte più grande dell’Oman, primo sito del Paese dichiarato Patrimonio UNESCO.
Costruito a partire dal tredicesimo secolo, è composto da diversi blocchi di costruzioni di differenti epoche; l’ingresso costa solo 0,5 OMR, il Forte è sicuramente molto bello, ma sarebbe necessario proporre visite guidate ed allestire almeno alcune stanze per coinvolgere maggiormente i visitatori.
Rientriamo a Muscat nel tardo pomeriggio, che ci accoglie con un meraviglioso tramonto, e ci sistemiamo nel quartiere moderno della città.
Dopo essermi finalmente riuscita ad asciugare i capelli col phon, che in Oman è un oggetto rarissimo, andiamo a cena in un ristorante caldamente raccomandato da un local: il Rozna Restaurant.
La struttura dove si trova il ristorate è una riproduzione di un vecchio Forte omanita; nonostante sia posticcio, la sala è bella e l’atmosfera piacevole. In ogni caso è un posto molto rinomato tra gli omaniti che arrivano con il vestito buono e il tacco a spillo da grande occasione.
Giorno 7: Isole Daimaniyat
Oggi è l’ultimo giorno di vacanza e abbiamo in programma una gita molto attesa: visiteremo le Isole Daymaniyat, una riserva naturale a poco più di mezz’ora di navigazione dalle coste di Muscat. L’appuntamento è alle 8:30 al porto di Al Mouj Marina. Le isole sono poco più di ammassi rocciosi che emergono dall’acqua, ma il colore del mare fa subito brillare gli occhi.
La nostra prima tappa è una baia dove fare snorkeling e dove, solitamente, stazionano anche le tartarughe. Passiamo l’ora successiva a nutrire i nostri occhi con le bellezze di questo fondale, tra pesci coloratissimi, barriera corallina e tartarughe con cui nuotare, un’esperienza bellissima.
La seconda tappa è, invece, una comoda spiaggia dove potersi rilassare e godersi il mare e il panorama.
Non avremmo potuto scegliere modo migliore di concludere la nostra vacanza in Oman.
Perché andare in Oman
È impossibile, per me, non paragonare l’Oman con la più moderna Giordania, paese che ho visitato prima della Pandemia. Potrei riassumere il mio pensiero con queste parole: se vuoi cultura vai in Giordania, se vuoi autenticità vai in Oman.
Penso che entrambi i Paesi abbiano molto da offrire al visitatore ma, mentre Petra da sola vale un viaggio in Giordania, per apprezzare davvero un’avventura in Oman bisogna cercare un po’ più a fondo. Qui non troverete il monumento del secolo, non vi riempirete gli occhi, estasiati, con le rovine di popolazioni vissute in epoche lontane; qui scoprirete invece un popolo ricco e incredibilmente fedele alle proprie tradizioni, un popolo felice di aprire il proprio Paese al mondo, ma ancora non la propria casa; un popolo gentilissimo ma che allo stesso tempo mantiene, timoroso, una certa distanza.
Personalmente ho adorato visitare la regione di Nizwa; con la sua varietà di paesaggi e la sua architettura tradizionale è qui che, a mio avviso, si respira l’Oman più autentico.
Quando il popolo omanita avrà compreso le potenzialità del turismo di massa, soprattutto visto il mare stupendo che si ritrova, spero che la loro anima conservatrice preserverà il Paese.